Che attrezzi usi per capire il mondo?
Di posti dove si risveglia il legame ancestrale con la natura, di Sicilia e di musei. E ancora di un documentario candidato all'Oscar
All’università ho studiato Lettere Moderne, con una specializzazione in arte. In quegli anni sognavo di lavorare nel mondo dell’arte contemporanea. Dopo due brevi stage ho cambiato idea. “Per caso”, sono finita a lavorare mentre ancora scrivevo la mia tesi - in Islamistica perché volevo laurearmi in fretta e per farlo in Arte Contemporanea avrei dovuto attendere almeno due sessioni e io purtroppo con l’attesa non ho un bel rapporto, come molti sanno a proprie spese - nella redazione del mensile “Arte”, a Milano. Ho fatto la gavetta, mi è toccato riscrivere un trafiletto di 600 battute 16 volte. Ma allora non pensavo di diventare giornalista.
Lavoravo in redazione la mattina, al pomeriggio mi spostavo in un ufficio stampa e poi la sera me ne tornavo a Varese e scrivevo la tesi.
A un certo punto ho pensato che mi mancasse qualcosa e così mi sono iscritta a un master in giornalismo, che è durato due anni e mentre i miei amati compagni (ciao🫶🏻) sognavano le loro future inchieste, io volevo scrivere di cose che facessero bene all’anima.

Sta di fatto che con determinazione e fiducia mi sono specializzata nel settore dei viaggi e del turismo. E così è andata a finire che viaggiare e scrivere sono diventate le cose che ho fatto più spesso negli ultimi 10 anni.
Il viaggio più importante, però, è quello che faccio ogni giorno
In effetti, io governo la mia rotta terrestre muovendomi e attingendo a tutti i mondi esistenti. Quando non sono in viaggio, esco a camminare con Mina, vado a vedere qualche mostra, a teatro o al cinema. Così sto nell’armonia. Ci sono voluti tanti anni per mettere a punto questo sistema.
In mezzo a questi tanti viaggi, ho vissuto a Milano e a Venezia, ora sono a Varese, dove sono nata e cresciuta, e settimana prossima chissà…

Credo nella magia
Ci credo da sempre. E allora, indagando tutti i mondi esistenti, anche quelli non visibili (non mi sono mai accontentata di ciò che i miei 5 sensi percepiscono), sono arrivata ai Tarocchi. Anzi, loro sono arrivati a me.
Non ricordo la prima volta che me ne sono interessata, ma ricordo la prima volta che mi sono stati letti. Ero in viaggio di lavoro a Portofino. Un anno dopo, un altro viaggio di lavoro, un’altra persona che mi ha fatto una lettura. Altra domanda, altra risposta secca.
A quel punto era fatta e nel 2020, per il mio compleanno, l’amica più scettica che potreste immaginare, mi ha regalato un corso di introduzione ai Tarocchi. Glielo dico spesso: «È tutta colpa tua».
Anni dopo ho incontrato quella che è stata e che ora è la mia insegnante, Fabiana Spagnuolo, una delle persone più profonde e con l’intuito più acuto che conosca. E con lei mi sono innamorata definitivamente delle carte.
Non tutti gli amori nascono con un colpo di fulmine, alcuni hanno bisogno di sedimentare
Per poi sbocciare in maniera meravigliosa.
Perché scrivo questo? Perché sembra tutto così diverso dal resto. Ma io credo che crescendo ci si scontri spesso con la mancanza di strumenti necessari per afferrare il mondo. Quando ho intervistato Alex Bellini, mi aveva spiegato bene questo concetto: «Come fai a spiegare a parole la sensazione di sentirti vicino a tutto quando sei lontano e isolato da tutto? Come racconti il senso di contatto con il cielo? Quindi ho cercato in altre discipline e in altre culture gli attrezzi giusti per comprendere e raccontare».
Il Tarocco è un viaggio: si parte da pellegrini senza meta e si arriva al Mondo, dove c’è pienezza. È il viaggio dell’anima.
Accompagnare in viaggio è quello che cerco di fare oggi, con le parole o con le carte
Tutto sta prendendo il suo posto.
Si dice che molti usino i viaggi come accreditamento nella società: viaggiare ci renderebbe migliori agli occhi degli altri. Ma se non troviamo lo Spazio Amato dentro di noi in quello che vediamo e che viviamo, dei nostri viaggi rimangono solo una bella (forse) foto e un brutto (sicuro) souvenir.
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A proposito di proprio posto nel mondo, un luogo dove sto sempre bene è la Sicilia, ci sono stata molte volte, ma non posso dire di conoscerla davvero. Però ogni volta che sono in quella terra… mi risveglio.

Quando sono stata in Basilicata mi avevano parlato di un modo di dire: «Quanto dura un minuto a Matera?». Come se lì, il tempo fosse davvero in grado di fermarsi e di sospendere tutto, di creare eternità.
Mi è tornata in mente questa domanda la scorsa estate durante un brevissimo viaggio in Sicilia.
Sono atterrata a Palermo la mattina presto e sono partita subito verso Sambuca, dove qualche anno fa sognavo di trasferirmi senza esserci mai stata, ma il mio intuito sui luoghi difficilmente sbaglia. Dopo alcune tappe, siamo arrivate in cima a una montagna dove soffiava un vento caldo che alzava la terra polverosa, gli animali erano liberi al pascolo, la vite cresceva rigogliosa, le rocce stavano forti e dure e il mare sbucava da dietro la montagna.
Qualcosa si è risvegliato dentro di me, all’improvviso. Esiste un legame ancestrale con il nostro Pianeta, mi hanno spiegato diversi scienziati.
Anche la scienza è poesia.
Qualcosa di vecchio e profondo è depositato in noi come una memoria antichissima. Quando questo legame si sveglia, ci sentiamo a casa
Non succede a tutti negli stessi luoghi, ma in genere avviene nei quelli naturali.
Da Sambuca siamo andate a Menfi per un velocissimo bagno. Da lì siamo partite verso l'Etna per vedere uno spettacolo teatrale di Emma Dante in una vigna (la famiglia Planeta organizza qui tutte le estate una piccola rassegna teatrale). Ci abbiamo impiegato 5 ore perché un incendio ci ha costrette a cambiare strada, facendoci attraversare una zona della Sicilia lunare, brulla, calda, che mai avrei percorso non fosse stato per quella deviazione.
Siamo andate a letto tardi e ci siamo svegliate presto. Via verso Capo Milazzo. Una passeggiata in un’altra vigna, un affaccio sul mare, la visita del castello e del Museo del Mare di Milazzo e una gita in barca con tuffo e brindisi a bordo.
Ritorno a Catania, pronta a partire. Quanto durano 36 ore in Sicilia? Il tempo giusto per sentirsi nel proprio posto.
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Le news più interessanti che ho letto
Ho visto Sugarcane, il documentario di National Geographic, candidato all’Oscar che racconta un pezzo di storia poco nota a noi Europei. Uno tributo alla resilienza dei nativi americani e al loro stile di vita, per raccontare una storia poco nota. Nel 2021, sul terreno di una scuola residenziale indiana gestita dalla Chiesa cattolica in Canada, sono state scoperte alcune tombe. Da lì sono emersi crimini, abusi e violenze perpetrati ai danni delle comunità indigene.
Si può trovare bello qualcosa che sappiamo essere dannoso? Un articolo della scrittrice Kate Folk, per il New York Times, riflette su questo tema, a partire dal fascino che suscitano in lei le scie che gli aeroplani lasciano nel cielo. Pur sapendo quanto siano inquinanti gli aerei, la scrittrice trova questi segni nel cielo bellissimi. Si può godere di una bellezza nociva?
Docastaway è un’agenzia viaggi che dal 2010 offre esperienze di isolamento totale su isole deserte. Il fondatore, Álvaro Cerezo, ha creato l'azienda per offrire il brivido della sopravvivenza ai suoi clienti. Dopo le sfide fisiche e mentali, molti tornano cambiati, con una prospettiva più serena della vita, racconta l’articolo di Afar. Viviamo nell’epoca in cui dobbiamo pagare per riuscire a essere naturali?
In Giappone, si sa, tutto è organizzato. Anche il tempo dedicato all’amore. Per questo esistono i love hotel che sono alberghi pensati per le coppie. Nati nel periodo Edo, questi alberghi si sono evoluti in strutture eccentriche e vistose, con facciate ispirate a castelli, navi o mondi fantastici. Oggi nel Paese ce ne sono circa 37.000 e François Prost, fotografo francese appassionato di architettura kitsch, li ha fotografati e pubblicati nel suo libro Love hotel.
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