«As a woman, I have no country. As a woman my country is the whole world»
Di guerre e patriarcato, di Virgina Woolf. Di luoghi naturali dove respirare profondamente, con gli occhi chiusi, e sentirsi liberi

“E ora cosa scriverò?”. Buona la prima, ma la seconda? Ci pensavo mentre camminavo nel bosco dopo tanti mesi. Cammino e i sensi vengono rapiti: il contatto dei miei piedi con la terra - secca e chiara in inverno, coperta da foglie e ricci in autunno, spugnosa e scura in primavera e colla quando piove - mi libera dalla mia incessante ricerca di controllo.
I pensieri si dipanano.
Ma io mi distraggo così facilmente: “Cosa scrivo?”.
In quel momento Mina, il mio cane disagiato (lo dico con affetto perché è stata condannata a un’esistenza di terrore, fatta eccezione per quando si trova nella natura: quanto è importante lasciare libero il nostro lato selvatico?), mi è sfrecciata accanto ed è sparita dietro a una curva, ho aspettato qualche secondo e l’ho vista tornare, veloce come il vento, verso di me, mi ha superata con un balzo ed è sparita di nuovo, per poi tornare ancora di corsa, saltarmi addosso e riprendere a camminare al mio fianco.
È allora che ho pensato: “Che effetto sentirsi liberi… E io, dove mi sento così libera?” Perché d’accordo, qui dentro siamo tutti piuttosto liberi e privilegiati, ma dove davvero ci sentiamo “liberi dentro”?
Mi vengono in mente le parole di Tiziano Terzani - per il quale:
Diceva che per essere liberi bisogna rinunciare e ridurre i propri bisogni; che la vera libertà non è quella di scelta, ma quella di essere. La libertà che ti fa pensare: “Non ne ho bisogno”. Ecco, io penso che dovremmo imparare a rinunciare anche a viaggiare. Imparare a viaggiare meno spesso, ma con più cura: ne ho scritto qui, è un tema che mi sta molto a cuore. Non è facile e sbaglio spesso.
***
La frase che dà il titolo a questo Spazio Amato, invece, è di Virginia Woolf: si trova nel saggio del 1938 Le tree ghinee, uno scritto contro la guerra che ragiona sulle somiglianze tra sistema patriarcale, militarismo e regimi totalitari, tra il potere esercitato nella sfera pubblica e quello nella sfera privata (interessante, no?). La guerra nasce, o è supportata, da motivi patriottici e le donne, a causa della loro storica marginalizzazione politica, ne sono rimaste escluse.
Da qui la descrizione di esseri che fluttuano nel mondo, senza appartenere a un luogo specifico… con un grande vantaggio.
Secondo Woolf e pure secondo mio papà e - grazie a lui, nel senso di: “grazie, papà!” - pure secondo me, noi donne possiamo prevenire la guerra, attraverso la nostra estraneità e diversità dal sistema che ci discrimina.
Ma perché questa frase e questa riflessione qui, in questo spazio, dove si dovrebbe parlare di viaggi? Perché non farlo oggi sarebbe una grave omissione. Tutto può influire positivamente o negativamente, anche la più piccola delle cose: prova a dormire con una zanzara in camera…
Mi piace pensare a questa frase della Woolf come a un atto di liberazione e anche come a un invito a viaggiare (sempre con cura!); a trasformare uno svantaggio in una forza interiore. Non avere patria vuol dire non avere paura di allargare i nostri confini (quell’isola della scorsa “puntata”, quella da rendere sempre più rigogliosa).
Non ho una “patria” e non la voglio, la mia “patria” è il mondo, i miei concittadini sono tutti, i primi e gli ultimi.
A proposito di luoghi e libertà
Il mio primo viaggio da sola è stato in Provenza e Camargue. Non sono passati tanti anni, era il 2016. Quando ho preso la decisione di viaggiare da sola quella estate, mi è stato chiesto: “Non hai nessuno con cui andare in vacanza?”. Parenti, amici, colleghi, il ragazzo che frequentavo in quel periodo. Praticamente tutti me lo hanno chiesto, con quel sottofondo di giudizio.
Mi sono intestardita e sono partita, in auto, verso la vicina Francia. È stata un’avventura incredibile. Ho acquisito sicurezza e ho imparato a organizzare un viaggio da sola. Soprattutto ho imparato che uscire dalla propria zona di comfort non è sempre una buona idea; che se viaggi da solo devi essere prudente e se sei donna ancora di più. Ho notato che quando viaggi da sola, le persone si incuriosiscono e nei bar e ristoranti può capitare che ti offrano qualcosa o ti facciano uno sconto, niente di romantico, né viscido: sono un’esperta, lo riconosco. Questo semplicemente è lo “sconto incoraggiamento”.

Non è stato solo il primo viaggio in solitaria, ma anche la prima volta in cui mi sia resa conto dell’effetto che i luoghi naturali hanno su di me. I primi chilometri di guida nel Parco Nazionale della Camargue attraversano sterminati prati dove è impossibile perdersi visto che c’è una sola strada. Superato il piccolo, piccolissimo, paese Le Sambuc, ai due lati della strada oltre al verde si cominciano a scorgere distese bianche di sabbia e il blu del mare. Ho guidato fino alla fine della strada e sono arrivata a una spiaggia, lunga e selvaggia.
Mina allora non c’era e non mi aveva ancora insegnato l’importanza della selvaticità, ma con il senno del poi posso dire che mi sono sentita come lei quando sono arrivata in fondo a quella strada: libera, sicura e forte come non mai.
«As a woman, I have no country. As a woman I want no country. As a woman my country is the whole world».
Le news più interessanti che ho letto
A proposito di luoghi naturali, consiglio di vedere Okavango: l’ultimo paradiso, un documentario di National Geographic e disponibile su Disney+. Racconta una delle ultime zone umide e selvagge del Pianeta (che sogno con tutto il cuore di riuscire a visitare presto). Il documentario racconta un’epica spedizione di quattro mesi, attraverso tre Paesi dell’Africa - Angola, Namibia e Botswana -, per salvare il sistema fluviale che alimenta il Delta dell’Okavango, vitale per le popolazioni locali e gli animali.
Un divertente articolo pubblicato su The Atlantic spiega o, meglio, cerca spiegazioni sul perché in aereo le persone si comportino male - come in ogni ambiente, mi viene da dire. C’è da considerare, dice l’autore, che l’aereo è un ambiente strano “si sta allacciati, all’interno di un pezzo di metallo che sfreccia tra le nuvole, accanto a estranei… in aereo si crea una micro-società temporanea e senza luogo, che segue regole esplicite e non scritte diversa da quelle valide a terra”. Non c’è quindi da stupirsi se alcune persone piangono, altre afferrano la mano del vicino durante decollo e atterraggio o si avvolgono la testa con una sciarpa o si affidano a rituali… A volte si tratta di paura, altre è “colpa” di ritardi, cancellazioni o eventi privati. Bisognerebbe provare ad avere un po’ più di comprensione, in fondo si sa che è una situazione temporanea.
Piccola, ma curiosa news, in alcuni aeroporti degli Stati Uniti gli ambienti degli imbarchi, quelli oltre i controlli dei bagagli insomma, saranno accessibili anche a chi non è in possesso di una carta d’imbarco. Il debutto c’è stato il 1° novembre nell’aeroporto internazionale di Philadelphia. Il programma si chiama Wingmate (compagno d’ali 🧚 🧚♂️) e permette di chiedere e ottenere pass speciali. Tulsa, Detroit, Seattle e New Orleans stanno avviando progetti simili.
A proposito di New Orleans, non è raccontato nei libri di storia né, a quanto pare, nel film Napoleon di Ridley Scott, uscito in Italia due giorni fa, ma sembra che Napoleone avesse intenzione di trascorrere la sua vecchiaia proprio qui, in questa città del Louisiana. Secondo Le memorie di Napoleone di Louis Antoine Fauvelet de Bourrienne, nel 1815 Napoleone confidò a un amico: "Se non vogliono che io resti in Francia, dove devo andare? In Inghilterra? La mia permanenza lì sarebbe ridicola o inquietante... L'America sarebbe più adatta; potrei vivere lì con dignità". Un articolo della BBC ripercorre la storia e l’affascinante legame di Bonaparte con questa città degli Stati Uniti.
Chi è chi?
Spazio Amato è una selezione di contenuti a tema turismo e di viaggi fatti e scritti con cura.