Lo senti quel battito?
Una newsletter poco razionale che parte con una passeggiata tra gli alberi di Varese e viaggia a Petra e poi fino alla Groenlandia
Avevo detto: «Mi fermo» e così ho fatto. Era settembre, la vista era sfocata per il troppo andare e avevo bisogno di rimetterla a fuoco. Ha funzionato? Sta funzionando: è incredibile cosa succede quando ascoltiamo il corpo. Ci si riallinea.
Non capitava da tanto tempo che non viaggiassi per più di due mesi e mi sembra così assurdo mentre lo scrivo, perché due mesi non sono niente; è normale stare a casa per due mesi consecutivi. Non per me. Sono volati perché ho fatto miliardi di cose. Con calma.
Ultimamente sento un mondo fuori che corre velocissimo - forse la sensazione è aumentata ancora di più da quando ho lasciato Venezia, dove la vita ha davvero un altro ritmo: «Devo andare al Lido, quanto ci metto da qui?», «Cinquanta minuti», «Cinquanta?», «Cinquanta» - e io ho finalmente accettato che non riesco a stargli dietro. Non riesco, oltre a non volere. Sono andata a ripescare il bellissimo libro di Chandra Livia Candiani, Questo immenso non sapere (è un libriccino piccolo, lo si legge in un fine settimana) che ha scritto durante il lockdown della pandemia. Parlandone in un’intervista, le chiedevano cosa fosse contemporaneo e lei rispondeva: «sentire il battito del tempo».
Ma come puoi sentire un battito andando veloce?
A volte quando sono fuori casa, per esempio quando vado a Milano, mi capita di sentirmi frastornata. Dal rumore delle automobili, dalle luci, dalla musica dei negozi. Settimana scorsa una delle mie maestre diceva che non serve un luogo “benedetto” per stare bene, si può essere in pace anche in mezzo al caos. Io non sono ancora lì, posso stare nella confusione senza perdere l’equilibrio, sì, ma non per troppo tempo, poi devo tornare nel mio regno di pace, nella natura, dal mio amico bosco.
È lì che pratico l’esercizio della meraviglia, ovvero l’ascolto di me.

Scrive Chandra Candiani, «Le verità del cuore quasi mai si accordano con quelle del mondo».
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Ieri sera, durante la lezione di inglese, parlavamo di luoghi che ci hanno lasciati a bocca aperta o, meglio, i luoghi, che abbiamo visto in foto e video migliaia di volte, ma che nonostante questo una volta raggiunti ci hanno lasciati a bocca aperto, ancora di più di come pensavamo. Sono tanti i posti che mi hanno emozionata, ma ieri d’istinto ho pensato a Petra.
Sono tornata a Petra per un viaggio di lavoro a dicembre 2022, non era la mia prima volta. C’ero già stata 21 anni prima con mia sorella e mio papà. Allora i bambini ci chiedevano da mangiare, oggi i beduini si fanno pagare per accompagnare i visitatori nei punti migliori per scattare il selfie o la foto più bella. Ma non è questo il punto.
Tutti conoscono Petra, sito dell’Unesco e una delle 7 meraviglie del mondo moderno; io dico da sempre che è uno di quei posti da vedere una volta nella vita. Ma posso sforzarmi di descriverla benissimo, posso raccontare l’emozione di camminare lungo la profonda e stretta gola al-Siq e di trovarsi all’improvviso davanti alla facciata del Tesoro, una delle tombe più belle di tutta Petra. Posso descrivere le mie emozioni, la storia del luogo, ma non sarà mai sufficiente.
Quando sono tornata in albergo dopo aver visitato Petra per la seconda volta, ho scritto questo: devi pensare di essere immortale per costruire Petra.
Ecco, un pensiero come questo, davanti a una foto non sarebbe nato.
21 anni fa a un certo punto mi ero arresa (quanto ero pigra da ragazzina!) e mio papà, che voleva andare fino al monastero, mi aveva "lasciata e affidata" a un beduino in un bar durante l'attesa. Non c’era mica il telefono, chissà come abbiamo passato il tempo, io che parlavo a stento l’inglese e lui che a stento parlava (nel senso che non aveva voglia di fare conversazione non che non ne fosse capace)? Ricordo di aver regalato il mio portachiavi - a cui ero molto affezionata - a forma di paperotto nero che penzolava dal mio zaino Eastpak a una bambina che me lo chiedeva con insistenza. Mentre mi ero tenuta, senza farla vedere a nessuno, la mela che ci avevano dato in albergo la mattina alla partenza, nonostante molti bambini ci avessero chiesto da mangiare, «perché magari poi mi viene fame». L’ho ritrovata a fine vacanza ammuffita nello zaino e ci ho messo anni a perdonarmi quel mancato atto di generosità. Forse ancora non mi sono perdonata del tutto. Ho ricordi vivissimi di quella giornata.
Quando sono tornata nel 2022 ho messo la sveglia prima dell'alba - che chi mi conosce lo sa, non è un grande sforzo per me. In effetti, proprio ora che scrivo sono le 6.30 del mattino, che belle queste ore per me prima che il mondo si metta in movimento! - per entrare con poca gente e sono andata dappertutto. Ho raggiunto il monastero e anche la vetta dove venivano fatti i sacrifici. E più camminavo e più guardavo, più pensavo a quanto sia incredibile Petra, a come avessero potuto immaginare una cosa del genere ancora più che realizzarla.
Credo davvero fossero convinti di essere invincibili, anzi immortali. Per scavare la roccia con lo scalpello dall'alto verso il basso, "tirando fuori" da un canyon templi, tombe, case e un teatro, devi credere che la tua famiglia e la tua civiltà continueranno a vivere lì per sempre. Scrivevo anche questo, la sera, dopo la visita:
Le cose preziose richiedono tempo. Tempo e immaginazione. La maturità, la vetta, il proprio luogo.
Non bastano le immagini che vediamo, non basta nemmeno la nostra memoria, i luoghi vanno vissuti. Proprio come le persone, totalmente.
Un’ultima (spero utile) nota su Petra: trovare informazioni approfondite su questo sito archeologico non è facile, anche le guide spesso si limitano a dare poche indicazioni. Ma questo si rivela essere un bene: entrare in questo sito sapendo solo quando e chi l'ha costruito permette di essere travolti dalle emozioni, senza essere sopraffatti dalle informazioni. Al termine della visita, si potranno trovare le risposte a tutte le domande nel museo appena fuori la biglietteria (l'ingresso è incluso nel prezzo del sito). L'esposizione è molto esaustiva e si scopre, per esempio, che i Nabatei non si limitarono a copiare Greci e Romani: nei loro capitelli di ispirazione corinzia, furono infatti i primi ad aggiungere figure di animali e frutti alle classiche foglie.
La cosa importante invece è entrare presto per evitare la concentrazione di persone, la seconda è non essere pigri.
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Le news più interessanti che ho letto
Ragazzi, è tempo di andare a Cuba. Con una bassissima domanda del nostro mercato, i prezzi dei voli sono davvero convenienti. L’ho letto qui, ma soprattutto sono andata a verificare su Skyscanner: i voli A/R a marzo e aprile costano meno di 600 €. Forse è il momento di pensarci. Io a Cuba ci tornerei oggi.
Un bellissimo reportage di Le Monde a Seine-Saint-Denis (un dipartimento della regione francese dell'Île-de-France. Insieme a Hauts-de-Seine e alla Valle della Marna, costituisce l'area periferica di Parigi) racconta la curiosa storia di Patrick Fontaine. Il Comune di Montreuil gli assegnò un pezzo di terreno nel 2010, era uno spazio chiuso da quattro muri, tutti esposti al sole e che accumulando calore, riuscivano a rilasciarlo durante la notte, rendendo possibile ottenere frutti in anticipo. Facendo ricerche scoprì che si trattava di una tradizione secolare, iniziata nel XVII secolo sotto Luigi XIV. Oggi coltiva pesche, mele, pere.
Madame Figaro consiglia 4 nuove aperture di hotel in Europa. Casa Monti a Roma (che non vedo l’ora di vedere anche io); Cowley Manor Experimental nelle Cotswolds; Château Royal a Berlino; e Domaine de Locguénolé & Spa nel Golfo di Morbihan in Bretagna. Sono posti eccezionali: l’hotel fa la differenza in un viaggio, credetemi.
Fateci caso: i giornali stanno iniziando a parlare con “insistenza” della Groenlandia, che ha appena aperto un nuovo aeroporto internazionale nella sua capitale, per aumentare l’accoglienza. Tra un paio di anni avremo tutti voglia di andare lì. Il nuovo aeroporto permetterà ad aerei più grandi di collegare il territorio artico con il resto del mondo. A partire da giugno 2025, United Airlines offrirà voli stagionali senza scalo da Newark, New Jersey, che dureranno poco più di quattro ore. Air Greenland opererà sulla rotta per Copenaghen, in Danimarca e Reykjavik, in Islanda. Jens Lauridsen, amministratore delegato di Greenland Airports, sa che l'apertura della nuova struttura a Nuuk avrà un grande effetto sul turismo e sull'economia. Si stima che ogni volo aggiungerà 200.000 $ all'economia della Groenlandia. Che sia un bene mi viene difficile pensarlo.
E poi un articolo divertente di Fodor’s sui viaggiatori one and done (come li chiamano hostess e steward delle compagnie aeree), quelli che viaggiano una volta all’anno, durante le feste per esempio e che, proprio per questo, non sanno comportarsi in aeroporto (vi siete mai chiesti come sia possibile che ai controlli del bagaglio a mano debbano ancora chiedere di togliere la cintura? Io sì: come è possibile? E sì, devi togliere anche le monete dalle tasche. E pure la giacca). Qui si dà qualche consiglio per viaggiare in maniera meno fastidiosa. With love.
Come sempre, la tua newsletter è bellissima e fa riflettere, anche grazie a storie personali come quella della “mela”. Inoltre, offre tanti spunti interessanti. Buon weekend
Che belle le tue newsletter, Carolina. Grazie!